ExJabil: Ecco come sono andate realmente le cose!

La recente sentenza del tribunale di Napoli Nord nei confronti di Orefice Generators srl viene proclamata come una vittoria Sindacale.

E’ arrivato il momento di rompere il silenzio.

In questa sede non commentiamo le sentenze, tuttavia
E’ doveroso sottolineare che in nessuna udienza, fino a questo momento, è mai stata ammessa una sola prova tra quelle presentate dalla Orefice Generators srl.

Non è mai stato sentito un sommario informatore.

Tutta la trattazione è avvenuta basandosi esclusivamente su quanto esposto dai lavoratori.

Abbiamo deciso di pubblicare online tutto quello che nessuno vuole vedere, tutte le prove che dimostrano che:
Esisteva uno stabilimento a Caivano e che tale stabilimento era attrezzato ed operativo.
I lavoratori Ex Jabil hanno lavorato all’interno di quello stabilimento.
L’azienda successivamente alla crisi con i lavoratori, causata dall’avere promosso una azione legale contro l’azienda e poi persa dai lavoratori, aveva proposto formalmente la ripresa delle attività produttive sospese ma Sigle Sindacali e Lavoratori hanno insabbiato il documento.  Nel documento (del 19.05.2021 notificato alle O.O.S.S. dall’Unione Industriali) in questione l’azienda, pur di riprendere le attività, decide di accettare e assecondare le richieste avanzate dai lavoratori proponendo il riavvio delle attività entro 30 giorni dalla sottoscrizione del documento.

La “compravendita” di Risorse Umane
Quello che la Jabil e i lavoratori ex Jabil non sanno, perché è sempre stato loro nascosto, è che vi è stata una sorta di “compravendita” di Lavoratori tra le Sigle Sindacali e le aziende.
Erano alcuni Sindacalisti interni a Jabil a manovrare ed indirizzare lavoratori o gruppi di lavoratori verso una o l’altra azienda che presentava i progetti di ricollocazione. Erano le sigle sindacali a decidere con forme di “persuasione” chi dovesse andare e in quale azienda. Addirittura, è accaduto che un lavoratore accettasse una proposta di lavoro di un’azienda ma che poi fosse “esortato” a rinunciarvi in favore di un’altra. Chi aveva da guadagnare o da perdere da questa attività?

Tutto quanto è stato fatto e sta ancora accadendo serve unicamente a dimostrare che i progetti di ricollocamento sono quantomeno inadeguati e per tale motivo devono essere ostacolati. È ovvio che mantenere uniti i lavoratori (o meglio le tessere degli iscritti) in una unica grande azienda ne assicura la sindacalizzazione e quindi il controllo, cosa che difficilmente potrebbe accadere nel caso in cui i lavoratori si dovessero inserire in tante piccole realtà produttive.

È chiaro a tutti che in tale contesto è molto meglio e conveniente tentare di bloccare una attività produttiva di un’azienda vera che ha dimostrato, nel periodo peggiore della pandemia e non va dimenticato, di riuscire a realizzare il progetto e farlo funzionare. L’ordine è stato: Orefice generators sta facendo sul serio. Fermiamo Orefice altrimenti tutti vedranno che il progetto funziona e “stiamo inguaiati”.

 Meglio tutti in una grande azienda, magari tutti in CIGS per anni e anni, piuttosto che vedere i lavoratori impiegati in attività produttive vere.   

Riprendendo un passaggio di una sentenza secondo la quale questa è una “vicenda dai contorni poco chiari”, magari è arrivato il momento di chiarire questi contorni.

Orefice Generators srl è stata ancora una volta ingiustamente esposta ad una gogna mediatica diffamatoria senza precedenti, costruita su congetture e menzogne, senza mai mostrare alcuna prova di quanto asserito.

Eravamo convinti che l’apice della montatura messa in atto contro l’azienda fossero gli interventi di esponenti politici che hanno abilmente strumentalizzato la vicenda per trovare quella visibilità che diversamente faticano a trovare,  invece,  il vero culmine è stata la dichiarazione falsa e pretestuosa di un Segretario di una Sigla Sindacale che dichiara senza prove che un nuovo stabilimento in Sardegna sia stato realizzato con le risorse provenienti da Jabil.

Si tratta di una dichiarazione diffamante, che nulla ha a che vedere con il diritto di critica, e che porta l’aggravante di essere stata diffusa a mezzo stampa.

Assolutamente falso che siano stati spesi i fondi riconducibili al progetto di ricollocamento Jabil per uno stabilimento in Sardegna, specie perché le risorse sono state già spese in Campania.

L’azienda è lieta di apprendere che è stata sporta denuncia in procura, se non altro vi sarà un indagine e saranno valutate le prove e sentiti i testimoni, cose che fino ad oggi non è mai accaduta.

Gli esponenti della Orefice Generators srl hanno a più riprese tentato di dare informazioni precise su quanto accaduto, ma sono state puntualmente ignorate. Non c’è mai stato un vero diritto di replica, nonostante diverse dichiarazioni rilasciate a stampa e tv puntualmente non considerate o considerate solo parzialmente.

Tanto è dimostrato dal fatto stesso che ci vediamo costretti a pubblicare online questa nota che diversamente non sarebbe accessibile a nessuno.

In ogni caso sono state dette e scritte innumerevoli menzogne riguardo la vicenda che hanno portato ad una querela per diffamazione nei confronti di coloro che hanno diffuso tali contenuti diffamanti.

La pianificazione della Crisi

Che tutto fosse pianificato strategicamente era evidente osservando le manovre messe in atto nel mese di Marzo 2021.

Per un “errore di sincronizzazione” però, già dal 25 marzo, cioè prima di ogni riunione tra azienda e lavoratori che potesse dare luogo ad una forma di crisi, veniva esposto sui muri della prefettura di Casera la locandina “Orefice” con il marchio “In Crisi”.

FIM CISL Caserta aveva il dono di profetizzare eventi oppure era tutto pronto per la messa in scena?

Tutto questo accadeva tra il Venerdì 19 Marzo e giovedì 25 Marzo.

email del 19 marzo in cui il Direttore dello Stabilimento informava la proprietà di quello che stava accadendo. Scrive “cambio di programma” in relazione al calendario delle presenze, oggetto dell’email.

“I lavoratori trasferiti con una semplice email”

Falso. Il trasferimento dei lavoratori è avvenuto nel rispetto delle regole, in Italia, e mai nessun lavoratore è stato informato con una “semplice email” di quanto deciso dall’Azienda. Comprendiamo che oggi  possa “fare notizia”   un disimpegno di un Azienda con una e-mail, ma così non è stato. Con una Posta Elettronica Certificata, che nel 2021 non è di certo “una semplice email” è stata correttamente inoltrata alle Sigle Sindacali la comunicazione della decisione di trasferimento per potere espletare un esame congiunto. I lavoratori in ogni caso non hanno ricevuto alcuna  email prima che fosse concluso l’iter previsto dalla norma.

Il licenziamento poi, non è avvenuto immediatamente, ma ancora una volta si è tentata la mediazione in presenza di Ministero e Regione Campania.

Merita una nota, il fatto che come vedremo più avanti, si era raggiunta con i lavoratori ed i loro rappresentanti, una situazione di stallo, dove di fatto l’azienda era ostaggio di questi ultimi che formalmente, in presenza di Regione Campania e Ministero dello Sviluppo Economico, dichiaravano di non essere disposti ad una mediazione. (vedi cit. A.G).

“Il ruolo del Sindacato ed il mancato accordo”

Così siamo tutti liberi...”

Cit. Segretario FAILMS.

Si tratta di una dichiarazione scritta da un Segretario all’attenzione di Andrea Orefice.

In che senso siamo tutti liberi? Liberi da cosa?

Lo stesso Segretario , prendendo la parola durante una riunione dichiarava: “Fareste più bella figura a licenziarli tutti questi lavoratori…” facendo riferimento alla discussione di un possibile trasferimento, all’epoca nemmeno accennato ma da loro già ipotizzato.

Dalle dichiarazioni e dalle pagine dei giornali non emerge MAI il fatto che per mesi si è discusso un possibile accordo, presentato ai Sindacati ed ai lavoratori, che ha visto l’azienda impegnarsi a riprendere le attività produttive entro 30 giorni, unitamente all’impegno dell’azienda  a effettuare altra formazione on the job nonché altri impegni tra le parti. Impegno dell’azienda , proposto in sede di Unione Industriale di Napoli.

Bisogna prestare molta attenzione al testo del messaggio scritto dal segretario. Scrive “così vediamo chi è con il progetto e chi no”

quindi è lo stesso segretario ad ammettere che non vi era la volontà di partecipare al progetto da parte di alcuni lavoratori.

Messaggi tra un Dirigente Orefice Generators ed un Segretario di Sigla Sindacale.

Non racconta mai nessuno che quella proposta è scomparsa, forse perché scomoda.  Nascondendosi dietro a scuse banali, cioè lasciando intendere, secondo le dichiarazioni delle Sigle Sindacali di non potere rappresentare i lavoratori in una scelta che asseriscono vada oltre il loro ruolo!

Dove è la risposta?

Non pervenuta! Non hanno MAI risposto nemmeno per conto dei loro rappresentati. Nemmeno è stata presa una semplice posizione da parte loro.

Oltretutto, ci si domanda, come sia possibile avere discusso presso un tavolo di confronto per numerose riunioni “la ripresa delle attività produttive” e poi oggi parlare di “attività produttive mai iniziate”? Come può un’attività mai iniziata “riprendere”?

La verità, quella oggettiva, è che fa comodo non parlarne, dato che quell’accordo avrebbe potuto rimettere in piedi un progetto che invece avevano deciso dovesse fallire. Progetto che doveva fallire per potere strumentalizzare la vicenda ed invalidare qualsiasi altro progetto di reindustrializzazione.

Il ruolo del Sindacato è sempre stato anomalo in questa vicenda, perché un Sindacato che prima chiedeil licenziamento del Direttore di stabilimento, che non dimentichiamo è un lavoratore con Famiglia a carico, e propone “un’autogestione”, per poi pensare che tutto possa tornare nella normalità entro pochi giorni non ha una visione della realtà. Dove si è mai visto? Come possono anche solo discutere delle dimissioni di un Lavoratore in un tavolo di confronto in cui si cerca una soluzione ad una vertenza?

Se è giustificabile sacrificare un singolo  posto di lavoro, in questo caso del Direttore, per “salvarne” 23 dobbiamo concludere che i 23 siano stati sacrificati per salvarne 350?

Non è tutto.

Vorremo capire se è cosa buona e giusta che un Sindacato attraverso un suo esponente, contatti direttamente un Dirigente Aziendale, procurandosi il numero di telefono personale, per comunicare che “al di là del ruolo istituzionale” si possono trovare rapporti migliori, semplicemente incontrandosi di persona per un “caffè”.

Un “caffè” che non abbiamo mai preso, per etica, per dignità, per rispetto, ma che evidentemente ci è costato molto caro!

E’ d’obbligo, a questo punto,  una ulteriore considerazione: perché mai coloro che in passato  hanno approvato i progetti di reindustrializzazione  ora sono  gli stessi che ne proclamano il fallimento come se tutto fosse già stato previsto? E’ accertato ed evidente ci siano responsabilità nella gestione nel prima nel durante e nel dopo e pertanto  una domanda sorge spontanea: Loro, i Signori Sindacalisti coinvolti a vario titolo  in questa vicenda che è evidente sia fallimentare sotto l’aspetto sindacale, perché non si dimettono?

La compravendita di Risorse Umane

Quello che la Jabil ma soprattutto i lavoratori ex Jabil non sanno, perché è sempre stato loro nascosto, è che vi è stata “una sorta di compravendita di Lavoratori” tra le Sigle Sindacali e le aziende.

Erano alcuni Sindacalisti interni a Jabil a manovrare ed indirizzare lavoratori o gruppi di lavoratori verso una o l’altra azienda che presentava i progetti di ricollocazione. Addirittura, è accaduto che un lavoratore accettasse una proposta di lavoro di un’azienda ma che poi fosse esortato a rinunciarvi in favore di un’altra.

Naturalmente tutto avveniva in riunioni lontano da occhi indiscreti.

“Uno stabilimento Fantasma MAI entrata in produzione”

Parlare di Stabilimento fantasma è falso.

Dalla fine di luglio 2021 lo stabilimento non è più nella disponibilità della Orefice Generators srl, che era comunque vincolata da un contratto di locazione di 6 anni + 6, e che da marzo 2021 e per alcuni mesi successivi ha continuato a sostenere tutti i costi per uno stabilimento inutilizzato e pronto a riaccogliere i lavoratori.

L’azienda è entrata in produzione regolarmente secondo i piani, nonostante le ovvie difficoltà Covid19, per far fronte alle commesse, come documentato con foto, video , documenti di trasporto, ordini, consegne e tutto quanto utile e con data certa.

I lavoratori sostengono di non avere mai lavorato, ma registri della presenza giornaliera, email aziendali da e per loro, buste paga,  è molto altro dicono il contrario. Alcuni di loro, che di recente hanno commentato la vicenda, erano presenti tutti i giorni in azienda.

Un magazzino attivo ogni giorno, un ufficio amministrativo operativo ogni giorno, e addetti che hanno assemblato componenti per poi decidere ad un certo punto di fermarsi.

Tutto dimostra senza dubbio che la produzione era iniziata.

Chi volesse smentirci dovrebbe spiegare chi ha assemblato, per esempio, i telai nella foto qui presente, chi ha allestito il magazzino, chi ha fatto acquisti, ricerche di fornitori locali, etc etc etc.

Coloro che asseriscono che lo stabilimento era privo degli strumenti per realizzare la produzione, oltre a rendersi colpevoli di diffamazione  e calunnia, dovrebbero dare evidenza di quanto affermano e non semplicemente dare aria alla bocca dinnanzi alle telecamere.

“Prima in Ferie forzate e poi in Cassa Integrazione Covid”

L’azienda aveva assunto gli impegni con i Lavoratori PRIMA dell’avvento della pandemia, ovvero nel 2019, senza alcun tipo di incentivo o anticipazione, tuttavia le assunzioni sono avvenute successivamente slittando fino al 25 maggio 2020 per motivi legati ai lavoratori e non all’azienda come asserito dai Sindacati.

All’epoca erano consapevoli che l’azienda aveva assunto impegni importanti con diversi soggetti oltre che con gli stessi lavoratori, e che pertanto si ritrovava in un punto di non ritorno nell’attuazione del piano.

Le ferie forzate, se così si possono definire, sono state date per poter garantire una retribuzione, visto che l’azienda per i motivi di cui sopra non poteva accedere alla cassa covid come la stragrande maggioranza delle aziende Italiane.

In merito all’utilizzo di CIG covid, in un comparto in cui milioni di lavoratori erano in cassa Covid19, non si sa perché i lavoratori Orefice Generators srl non dovevano utilizzare questo strumento, ricordiamolo, a tutela dei lavoratori prima che dell’azienda. Un cassa integrazione covid utilizzata anche in virtù di almeno 4 casi covid19 documentati all’interno dell’unità produttiva di Pascarola.

Cassa integrazione che per quanto è stato possibile è stata anticipata dall’azienda al lavoratore.

I Sindacati, durante la cassa integrazione covid, da loro approvata in esame congiunto, tentavano di imporre una turnazione secondo loro equa senza badare alle esigenze dell’azienda, arrivando addirittura a chiedere che ogni convocazione fosse prima inviata al sindacato per approvazione prima che al lavoratore sostituendosi di fatto nel rapporto azienda lavoratore.

I lavoratori sono stati regolarmente pagati, sia per stare a casa che per prestare servizio.

“Incentivi Pubblici”.

Numerosi interventi, i più diffamanti, sostengono che Orefice Generators srl abbia percepito soldi pubblici. Viene dunque mossa la grave accusa di “incassare soldi pubblici a partire dal 2019”. A scriverlo è A.S , di Articolo Uno, sul suo profilo facebook.

La Orefice Generators srl non ha mai ricevuto un euro di denaro pubblico.

Oltre ai commenti degli utenti loro sostenitori sotto le loro pagine Social, (senza moderatore) carichi di odio e denigratori e con un evidente contenuto dal sapore razzista ,contro l’azienda in quanto Sarda.

Lo ribadiamo ancora: l’azienda non ha ricevuto denaro pubblico di nessuna natura. Sostenere che l’azienda ha truffato i cittadini è altamente diffamatorio, specie perché diffuso a mezzo stampa ed online. Commentare con “rapina ai danni del contribuente” senza nemmeno valutare le fonti dell’informazione sta cagionando un enorme danno all’immagine aziendale.

I lavoratori coinvolti del progetto di ricollocamento non hanno rinunciato alla buona uscita, ma bensì hanno percepito cospicua somma di buona uscita da Jabil. L’azienda Orefice Generators srl non ha mai preso qualcosa destinato al dipendente.

Il termine “intascato” poi, riferito all’azienda che si sarebbe dunque appropriata di somme indebitamente, dimenticando tra l’altro che l’azienda ha comunque riconosciuto stipendi ai lavoratori ed ha affrontato investimenti importanti per mettere in piedi uno stabilimento di produzione.

“Il malcontento tra i lavoratori”

Potrà sembrare paradossale, ma uno dei motivi che ha scatenato il malcontento tra i lavoratori, cavalcato poi dai loro Sindacati, è stato quello di averli pagati più del dovuto.

Si, esatto, sono state liquidate erroneamente somme superiori a quelle dovute a ciascun lavoratore, che unilateralmente hanno considerato “integrazioni” di non si sa cosa.

L’azienda ha chiesto la restituzione, ed i dipendenti in blocco hanno promosso azione legale, perdendo la causa.

In un periodo complicato come quello che tutto il mondo ha attraversato e sta attraversando resta evidente e dimostrato che l’azienda Orefice Generators srl, nonostante tutte le difficoltà si possa intuire abbia incontrato, abbia comunque portato avanti il progetto. E’ altrettanto evidente, come dimostrato dal ricorso all’azione legale e dalla mancata approvazione dell’accordo proposto dall’azienda,  il clima ostile nel quale l’azienda ha operato.

“I lavoratori che non hanno mai lavorato”

Che dire dei Lavoratori?

Alcuni di loro, la maggior parte oggi sostengono di non avere mai lavorato.

Falso.

Nello screenshot si può leggere uno scambio di email tra un Dirigente ed un Lavoratore, in cui si discute di una commessa in corso. (11 Marzo 2021)

L’azienda non ha mai addossato su di loro le colpe di quanto accaduto, se non a pochi facinorosi, che con forme di  intimidazione nei confronti dei colleghi hanno minacciato azioni legali contro l’azienda stessa, come si evince da alcuni  scambi di email.

Il problema è che non sapranno mai come sarebbero andate le cose senza lo zampino di elementi di disturbo al progetto.

Altrettanto falso che i dipendenti hanno “riqualificato” il capannone, che è stato invece oggetto di interventi di ristrutturazione da parte di azienda specializzata, così come di sanificazione e di manutenzione straordinaria. (tutto documentato con data certa).

Per quanto tempo potranno quindi rinfacciare di avere piantato un albero di limoni nell’aiuola o di avere preparato la scaffalatura? Senza dimenticare che erano regolarmente retribuiti per svolgere tali mansioni. Parliamo di lavoratori che in sede di colloquio vantavano di avere svolto per il loro ex datore di lavoro diversi traslochi ed avere allestito intere linee di produzione.

Piuttosto sarebbe opportuno discutere del comportamento di alcuni dei lavoratori, uno dei quali oltretutto nominato RSA, che intimidiva i colleghi che avrebbero fatto lo “sgarbo” di proseguire a lavorare nonostante la turnazione in cassa covid non fosse congeniale alle sue preferenze?

Allo stesso modo, in merito alla loro disponibilità durante il periodo di cassa covid, vi sono prove di come benché  tenuti a prestare servizio quando chiamati in causa dalla direzione, declinavano perché stavano ristrutturando casa loro, ma che oggi si vantano di avere restaurato un capannone fatiscente! (tutto documentato con comunicazioni tra il lavoratore e la dirigenza).

La conversazione qui riportata vede protagonisti il Direttore di Stabilimento ed uno dei dipententi addetti alla logistica. Il Direttore con estrema cordialità chiede ad un lavoratore in forza all’azienda di aiutarlo ma il lavoratore rifiuta altrettanto cordialmente a causa di un lavoro in corso a casa sua. Attenzione: il lavoratore era in CIG e non in ferie.

Questa vicenda è un susseguirsi di eventi creati ad arte per strumentalizzare politicamente quanto accaduto. Si tratta del classico capolavoro Sindacale: è stata scelta una vittima, un’azienda non troppo grande, da sacrificare in nome di interessi più importanti di quelli propri di una azienda storica e di 23 poveri lavoratori ignari di quale fosse la loro parte in una commedia scritta da altri.